Essere profugo una volta è come esserlo per sempre. Tutte le strade che riconducono al paradiso domestico perduto (o meglio, non più esistente) sono state interrotte, e tutte le uscite dal purgatorio del campo conducono all’inferno. ( Zygmunt Bauman, Vite di scarto, 2004)
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Una canzone dedicata a Vincent van Gogh, morto a Auvers-sur-Oise la notte del 29 luglio del 1890, all’età di 37 anni, dopo essersi sparato – così narrano le cronache – un colpo di pistola al petto il pomeriggio di due giorni prima. O forse fu ucciso per errore. Di lui ci restano straordinari dipinti e struggenti lettere. Oltre il giallo del grano/ oltre il blu del cielo/ oltre le pieghe del tempo/ oltre quel che è falso e quel che è vero.
OLTRE IL GIALLO DEL GRANO, OLTRE IL BLU DEL CIELO
Oltre il giallo del grano
oltre il blu del cielo
oltre le nuvole nere
e uno stormo di corvi in volo
l’hanno visto passare
con un sogno tra le mani
l’hanno visto guardare
verso orizzonti e soli lontani
Oltre il giallo del grano
oltre il blu del cielo
oltre le pieghe del vento
oltre le onde di un sentiero
l’hanno visto cadere
rialzarsi e cadere ancora
l’ hanno visti imprecare
contro un dio distratto che non c’era
Si accenderanno ancora i colori
dopo ogni tempesta di vento e di fuoco
distese di girasoli
dopo ogni sogno perduto dentro un vicolo cieco
Oltre il giallo del grano
oltre il blu del cielo
oltre le nuvole nere
e uno stormo di corvi in volo
l’hanno visto avanzare
senza mai voltarsi verso indietro
l’hanno visto cercare
i suoi occhi tra pezzi di vetro
Oltre il giallo del grano
oltre il blu del cielo
oltre le pieghe del vento
oltre le onde di un sentiero
l’hanno visto tornare
con l’inferno nella testa
l’hanno visto inseguire
mille domande senza risposta
Si accenderanno notti stellate
dopo ogni tempesta di vento e di fuoco
campi fioriti d’estate
dopo ogni sogno spezzato dentro un vicolo cieco
Oltre il giallo del grano
oltre il blu del cielo
oltre le nuvole nere
e uno stormo di corvi in volo
l’hanno visto affidare
il suo tormento a colori e parole
l’hanno visto tenere
l’ultima lettera vicino al cuore
Oltre il giallo del grano
oltre il blu del cielo
oltre le pieghe del tempo
quello che è falso e quel che è vero
L’hanno visto dormire
con un sogno tra le mani
l’hanno visto inseguire
il volo di colombe e gabbiani
Si accenderanno ancora i colori
dopo ogni tempesta di vento e di fuoco
distese di girasoli
dopo ogni sogno perduto dentro a un vicolo cieco
Si accenderanno notti stellate
dopo ogni tempesta di vento e di fuoco
campi fioriti d’estate
dopo ogni sogno spezzato dentro un vicolo cieco
La strage di Capaci, trent’anni dopo.
Volo di Pace
Pianeta Guerra
Pianeta Guerra
Vladi mani di forbice
Corsi e ricorsi
Giù le mani
Il lupo (maschio) perde il pelo ma non il vizio. (edualc)

The Post Internazionale: Milano, molestie in piazza Duomo: “Non mi lasciavano, mi sono spaventata”
Rassegna Stampa jan 7, 2022 – 15:16
(da Rassegna stampa. news) È la notte tra San Silvestro e Capodanno quando, tra i festeggiamenti in strada e i botti (nonostante il divieto), a Milano si vive un’atmosfera che non ha nulla a che vedere con una festa. In piazza Duomo alcune ragazze vengono aggredite, strattonate e molestate da una trentina di ragazzi. Tramite le immagini delle telecamere e di alcuni filmati pubblicati in rete – come sulla pagina social Milanobelladadio – gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dai pm del pool “fasce deboli” guidato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, avrebbero già identificato alcuni degli aggressori.
Il primo video di cui si viene a conoscenza è quello che ritrae una ragazza di 19 anni, studentessa fuori sede, mentre viene strattonata dal branco. È circa l’1.30, è da poco il 2022, lei indossa un piumino rosso, una borsa e chiede aiuto mentre viene trascinata, accerchiata e sballottata da circa trenta ragazzi, molti di origine straniera. Si sente qualcuno dire “C’è una ragazza rimasta a terra” e ancora “No, no, no”, mentre la studentessa urla cercando aiuto. “Sembrava scherzassero, ma poi qualcuno mi ha strattonato con forza. Si sono fatti violenti. Ho pensato volessero rapinarmi e gli ho dato la borsa. Ma non mi lasciavano. Mi sono spaventata e ho iniziato a urlare”, questo il racconto della vittima riportato dal Corriere della Sera.
Insieme a un’altra ragazza – tratta in salvo grazie all’intervento di un amico – è stata risucchiata nella calca quando insieme si erano allontanate dal loro gruppo per andare alla toilette. A strappare la studentessa dal branco sono stati gli agenti in tenuta antisommossa che l’hanno protetta con gli scudi. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per violenza sessuale di gruppo.
Un secondo video mostra un’altra aggressione avvenuta poco prima della mezzanotte. Ci sono due ragazze di origine straniera terrorizzate e in lacrime. Cercano di allontanare un gruppo di giovani mentre vengono schiacciate contro le transenne. Qualche secondo dopo un ragazzo riesce a portarle via dalla folla. Piangono, hanno paura. Le indagini si allargano anche a questo caso e ad altri presunti abusi.
(tratto da Rassegna stampa. news)
Terezin
Nel 1941 la cittadina ceca di Terezín (in tedesco Theresienstadt), nata alla fine del ‘700 come città fortezza, venne destinata dalla Gestapo a ghetto, diventando un vero e proprio campo di concentramento con funzione di smistamento e transito per ebrei destinati ad Auschwitz.
“Un buon propagandista/ di un letamaio fa un luogo turistico.”(Bertolt Brecht)
12 agosto 1944. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema

Eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Nomi e cognomi.
Il ruolo dei collaborazionistiI fascisti locali. Le guide delle SS tedesche (tratto dal Portale di Sant’Anna di Stazzema)
All’epoca Sant’Anna era ancora più defilata e di difficile accesso di quanto lo sia oggi; per raggiungerla si dovevano percorre le vecchie mulattiere che da Valdicastello (Pietrasanta) e dal versante di Stazzema vero e proprio raggiungevano il villaggio di Sant’Anna dopo almeno due ore di difficile e faticosa marcia. Fu proprio questa caratteristica che spinse nell’estate del 1944 un migliaio di sfollati a raggiungere questi luoghi ritenuti praticamente inaccessibili. Eppure il 12 agosto 1944 Sant’Anna venne circondata da quattro colonne SS tedesche. Le quattro compagnie si mossero dalla zona di Pietrasanta intorno alle tre di notte percorrendo quattro diverse direttrici e raggiungendo verso le sei del mattino la vallata del paese. La salita fu pertanto compiuta durante la notte, e fu quindi essenziale la guida di italiani, per lo più versiliesi, profondi conoscitori dei luoghi, per raggiungere i vari borghi del paese. Alcuni superstiti dell’eccidio hanno rilasciato precise testimonianze in merito all’operato di questi italiani rinnegati. Individui col volto coperto, che parlavano italiano, addirittura in dialetto versiliese.Con la partecipazione attiva alle stragi dell’estate 1944, i fascisti scrissero la pagina più infame della loro collaborazione con l’occupante nazista, dopo essersi già macchiati di gravissime colpe, dalla fucilazione di partigiani, alle violenze e ai soprusi commessi ai danni della popolazione.
Dichiarazioni di testimoni oculari, utilizzate durante i processi a carico dei criminali nazifascisti: “dal punto dove ero nascosto sentivo parlare anche in italiano” (F.B., superstite dell’eccidio).“Vedi che c’è qui se te sorti! Mi disse un individuo in tuta mimetica che impugnava una pistola, mentre cercavo di uscire dalla casa” ( B.B, superstite dell’eccidio).“Dai mora! Gridava un milite che trascinava una mucca” (E.M., superstite dell’eccidio).
(Tratto dal Portale di Sant’Anna di Stazzema)
La città scomparsa_Racconto breve 1
Seid

Il suicidio di Seid Visin: le sue parole contro il razzismo
Il giovane Seid Visin aveva solo 20 anni. Nato in Etiopia, era stato adottato in Italia da piccolo, a 7 anni, a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. Ex baby giocatore del Milan, nel 2019 scrisse una lettera, un duro atto d’accusa contro il razzismo che vedeva negli occhi delle persone.
“Dinanzi a questo scenario socio-politico particolare che aleggia in Italia, io, in quanto persona nera, inevitabilmente mi sento chiamato in questione […] Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po’ di arroganza che tutti mi amavano […] Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana […]. Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone.
Qualche mese fa ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, prevalentemente anziane, si rifiutavano di farsi servire da me […]. Dopo questa esperienza dentro di me é cambiato qualcosa: come se nella mia testa si fossero creati degli automatismi inconsci e per mezzo dei quali apparivo in pubblico, nella società diverso da quel che sono realmente […] Il che, quando stavo con i miei amici, mi portava a fare battute di pessimo gusto sui neri e sugli immigrati, addirittura con un’aria troneggiante affermavo che ero razzista verso i neri, come a voler affermare, come a voler sottolineare che io non ero uno di quelli […]. L’unica cosa di troneggiante però, l’unica cosa comprensibile nel mio modo di fare era la paura […] La paura per il disprezzo che sentivo nella bocca della gente, persino dai miei parenti che invocavano costantemente con malinconia Mussolini e chiamavano “Capitano Salvini”. La delusione nel vedere alcuni amici […] che quando mi vedono intonano all’unisono il coro ”Casa Pound”. […]
Con queste mie parole crude, amare, tristi, talvolta drammatiche, non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che stanno vivendo quelle persone dalla spiccata e dalla vigorosa dignità, che preferiscono morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaporare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente “Vita”.
Children of war
Centopassi.
Lungo le vie del diritto.
Samuel
I campi di Ines
Dedicata a Ines Figini, la vita oltre i lager.

Dedicata a Ines Figini, testimone dei lager e sopravvissuta a Mauthausen, Auschwitz-Birhenau, Ravensbruck. Commendatore della RepubbDedicata a Ines Figini, testimone dei lager e sopravvissuta a Mauthausen, Auschwitz-Birhenau, Ravensbruck. Commendatore della Repubblica, Ines Figini ha sempre portato la propria testimonianza soprattutto ai ragazzi delle scuole; a loro diceva «L’indifferenza è peggio dell’odio».
aprovinciadicomo.it/stories/como-citta/addio-a-ines-figini-testimone-dei-lager_1372019_11/?fbclid=IwAR0XFZh3H_Wkdnn1KsnfK_VI7Yp38WD5vTxIXJbtISMLOIBJ48kBKFkfAPk
Willy

Willy. Venti minuti per morire.
Sinopoli_Sindromi

Dimmi che sindrome hai e ti dirò cosa voti.