Nel paese delle rotte perdute
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Corteo No-Tav a Torino, lo aprono carriole con ‘macerie’
(Ansa) TORINO – Sei carriole contenenti le ‘macerie’ degli scontri della scorsa estate in Val Susa, come tronchi d’albero, involucri di lacrimogeni, mattoni e filo spinato, aprono il corteo del movimento No Tav che sta attraversando il centro della città di Torino. Dietro le carriole c’é uno striscione con la scritta ‘No Tav una garanzia per il futuro”. Alla manifestazione partecipano al momento alcune centinaia di persone, che sfilano sotto la pioggia e scandiscono slogan contro il Procuratore della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, e contro gli arresti fatti dalla Polizia nei giorni scorsi. “Nonostante la pioggia, ancora una volta siamo tantissimi”, ha detto lo speaker del corteo pochi minuti dopo la partenza. “Lo diciamo al Procuratore antimafia che – ha aggiunto parlando dietro uno striscione con la scritta “Il No Tav non s’arresta” – si è schierato dalla parte dei mafiosi e ha incarcerato 32 di noi”, riferendo un numero di persone arrestate diverso da quello di 26, che risulta dall’inchiesta. “Li vogliamo liberi, liberi tutti, liberi subito”, ha proseguito lo speaker. “Siamo contro questa operazione di Polizia che è stata chirurgica per cercar di dividere e sminuire il nostro movimento”, ha commentato Alberto Perino, leader storico del Movimento No Tav.
(Ansa 28 gennaio 2012)
Theo Angelopoulos (Atene, 27 aprile 1935 – Pireo, 24 gennaio 2012)
Cinema: addio a Theo Angelopoulos, investito e ucciso da una moto
Roma, 25 gen. (Adnkronos) – E’ morto il regista greco Theo Angelopoulos, autore di capolavori come ‘Il passo sospeso della cicogna’, ‘L’eternita’ e un giorno’ e ‘La recita’. Angelopoulos, che aveva 76 anni, e’ stato travolto da una moto mentre attraversava la strada in una localita’ del Pireo. Immediatamente soccorso, e’ stato portato in ospedale dove pero’ e’ morto, intorno alle 22 di ieri, a causa di un’emorraggia interna.
Il regista, nato nel 1936 ad Atene, e’ stato uno dei maestri provocatori del cinema europeo, figlio del grande movimento cinematografico che fu la ‘nouvelle vague’ alla fine degli anni ’60. Angelopoulos, dalla Grecia si trasferisce in Francia, dopo la laurea in legge conseguita nel 1962, per studiare cinema. Nel ’64 torna in Grecia per dirigere il quotidiano ‘Democratic Ghange’, che pero’ viene chiuso nel ’67 con l’avvento della dittatura dei colonnelli. Esiliato, Angelopoulos torna a Parigi dove inizia la carriera cinematografica dirigendo con buoni esiti il cortometraggio ‘La trasmissione’.
Il riconoscimento internazionale arrivera’ con la cosiddetta ‘trilogia greca’: ‘I giorni del ’36’, ‘La recita’ e ‘I cacciatori’. Nel 1991 firma il suo capolavoro, ‘Il passo sospeso della cicogna’, interpretato da Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau, con ampi consensi da parte della critica e del pubblico. Nel ’95 arriva ‘Lo sguardo di Ulisse’, iniziato con Gian Maria Volonte’, il quale pero’ muore durante le riprese. L’attore viene sostituito da Harvey Keitel. Tre anni dopo Angelopoulos dirige Bruno Ganz in ‘L’eternita’ e un giorno’. Nel 2004, con ‘La sorgente del fiume’, firma il primo film di una nuova trilogia. Il secondo film della trilogia e ultimo girato dal regista greco e’ ‘La polvere del tempo’, presentato al festival di Berlino del 2009. (Adnkronos News, 25 gennaio 2012)
“Lo sguardo di Theo Angelopoulos che non scorderemo mai” di Doriana Goracci su Reset Italia
Giovanni Passannante, ventimila leghe sotto il Diritto. (PIN)
Savoia, profanata la tomba dell’anarchico Passannante
(da Basilicata La Gazzetta del Mezzogiorno.it – 8 gennaio 2012)
Profanata nel primo pomeriggio di ieri la tomba di Giovanni Passannante nel cimitero di Savoia di Lucania. La lapide è stata presa a martellate da ignoti e gravemente danneggiata. Ad accorgersi dell’atto vandalico contro la sepoltura all’anarchico che il 17 novembre 1878 attentò alla vita di re Umberto I utilizzando un temperino, sono stati alcuni cittadini intorno alle 16.30. Entrando nella cappella dell’ossario comune, che si trova sulla sinistra all’ingresso nel cimitero, si sono subito accorti del marmo danneggiato e hanno denunciato l’accaduto.
«È un fatto gravissimo – ha commentato l’attore lucano Ulderico Pesce appena è stato informato della profanazione -. È un atto ancor più grave se si tiene conto del fatto che avviene nel momento in cui la comunità di Savoia di Lucania si sta organizzando per indire il referendum sul cambio del nome, da Savoia di Lucania a Salvia». I resti di Giovanni Passannante furono trasferiti dal Museo criminologico di Roma al cimitero del suo paese natale il 10 maggio del 2007, ma da allora non si era mai verificato alcun episodio di violenza contro la sepoltura fortemente sostenuta dall’attore lucano Pesce che con un suo lavoro teatrale ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la triste vicenda del cuoco lucano, che è stata poi portata anche sul grande schermo. E per protestare contro gli autori della profanazione della tomba di Passannante oggi, alle 17 nel Convento di Sant’Antonio a Rivello sarà proiettato proprio il film sull’anarchico cui seguirà un dibattito pubblico che sarà l’occasione per presentare le ragione del comitato «Pro Salvia» impegnato a chiedere il ritorno al nome originario del paese, da Savoia di Lucania a Salvia. Un cambio evidentemente non gradito a qualcuno.
Salvia diventò Savoia di Lucania per farsi perdonare, dai reali, l’oltraggio di aver dato i natali al regicida mancato. Non poterono cercare scampo in un cambio di nome invece la madre e i fratelli dell’ana rchico che vennero rinchiusi nel manicomio di Aversa. Lo «sguattero infame» (come lo definì la stampa dell’epoca) fu condannato a morte e poi all’ergastolo da scontare in un buco di cella scura a Portoferraio, sotto il livello del mare, con una catena di 18 chili al piede, consumato da scorbuto e salsedine, costretto a cibarsi dei propri escrementi. Lui, alto un metro e 60, rinchiuso in una cella di due metri per uno, alta uno e 50. Se ne sta per oltre dieci anni al buio. Non può incontrare esseri umani. Diventerà cieco. Solo la tenacia di un deputato socialista, Agostino Bertani, lo farà trasferire nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove morirà a 61 anni il 14 febbraio del 1910. Raggela la crudeltà della condanna inflitta al «mostro» venuto dal Sud, al «parricida » costretto a vivere (sopravvivere) dieci anni in quelle inumane condizioni denunciate dall’on. Agostino Bertani e dalla giornalista Anna Maria Mozzoni. (da Basilicata La Gazzetta del Mezzogiorno.it – 8 gennaio 2012)
C’era una volta l’anarchico Giovanni Passannante e qualcuno lo ha ricordato così… a martellate di Doriana Goracci su Reset Italia
Non ci vuole niente a distruggere la memoria.Pin
In ricordo di Peppino Impastato, il militante antimafia nato sessantaquattro anni fa a Cinisi, il 5 gennaio 1948, e ucciso ancora trentenne il 9 maggio 1978 da Cosa Nostra.
“Non ci vuole niente a distruggere la bellezza. Invece delle coscienza di classe, delle manifestazioni, bisogna ricordare alla gente che cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. E’ importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto“. E’ quello che dice Peppino Impastato nel film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana.
Operaie Omsa: che cosa riserbia il futuro? (PIN)
(AGI) – Bologna, 3 gen. – Dopo i presidi organizzati in passato presso i punti vendita in varie citta’ italiane, nascono anche sul web le iniziative di boicottaggio dei prodotti della Golden Lady (azienda specializzata nella produzione di calze femminili) a seguito della decisione del gruppo di procedere al licenziamento di 239 dipendenti della Omsa di Faenza al termine della cassa integrazione straordinaria nel marzo prossimo.
Iniziative (da social network ai blog) nate come provocazione e protesta contro l’intenzione di trasferire “la produzione dall’Italia – si legge in uno di questi siti – per sfruttare manodopera a basso costo”. Sono migliaia le adesioni alla mobilitazione internet che sollecita i cittadini a non comprare i prodotti Omsa e Golden lady invitando, allo stesso tempo, amici e parenti a fare altrettanto. Preoccupati i sindacati per la sorte delle operaie faentine.
“Speriamo – ha detto Renzo Fabbri della Filctem Cgil – che il sito di Faenza venga riconvertito e che ci sia un gruppo di imprenditori interessato all’acquisto. La nostra intenzione e’ quella di ricollocare il maggior numero di lavoratori e lavoratrici possibile. I licenziamenti non sono il frutto di una crisi aziendale ma dell’intenzione di delocalizzare la produzione in Serbia dove la manodopera costa meno”.
Il rappresentante della Filctem Cgil ha poi spiegato che giovedi’ prossimo e’ in programma un incontro tra istituzioni (Regione, Provincia e Comune), eventuali compratori e la proprieta’. Seguira’, il 12 gennaio, un’altra riunione al ministero anche con le parti sociali. (AGI, 3 gen 2012)
Amianto. Sempre in crescita il numero delle vittime, sempre stabile quello degli indifferenti (PIN)